Lo sport per disabili: una gara da vincere insieme!

In seguito il Cip ha demandato la gestione, l’organizzazione e lo sviluppo dell’attività sportiva per gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale alla FISDIR (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli intellettivo Relazionali).
In realtà- così esordisce Gaspare Majelli, consigliere nazionale da noi contattato- il termine Federazione è riduttivo, perché mentre la Federazione si occupa di un’attività sportiva, noi ci occupiamo di molte più pratiche sportive possibili (circa venticinque). Il nostro è un movimento nato recentemente, in effetti, prima era il Cip che gestiva e organizzava l’attività: una volta avuto il riconoscimento da parte dello Stato come Ente pubblico, ha creato all’interno le varie Federazioni paralimpiche.
È un libro aperto, il Consigliere Majelli che ci riferisce di essere nel mondo sportivo da ben trentacinque anni e che con grande trasporto ha lasciato il mondo della “cosiddetta normalità” per rimanere nel mondo della disabilità dove ha potuto avere un arricchimento personale veramente incommensurabile: facciamo un grande lavoro nei confronti di questi ragazzi e portiamo in alto atleti puri. I nostri sono atleti veri e chi si allena, costantemente, raggiunge risultati eccezionali. Alcuni esempi: un ragazzo di Palermo che percorre i 100 metri in 10” 93 e in Australia abbiamo battuto il record del mondo della 4x 100. Anche i down, soprattutto in acqua, hanno tempi vicinissimi ai cosiddetti normodotati.Ho anche il privilegio di accompagnare tutte le nostre rappresentative nazionali perché facciano anche attività internazionali.
Questi ragazzi meritano la nostra attenzione ma senza l’ausilio delle famiglie non si va da nessuna parte. Il nostro vero grande problema - prosegue Mjelli- è il reclutamento; il vero ostacolo sono le famiglie, è lì che noi tentiamo di lavorare e spesso troviamo un muro di gomma che a volte non riusciamo a scardinare. È evidente che non potendo avere un tipo di relazione come tutti gli altri si perdono opportunità. In molte famiglie, perché non hanno l’aiuto adeguato, oppure hanno vergogna di questa situazione, non accompagnano i loro figli, malgrado sollecitati, anche dove c’è la struttura sportiva per disabili. Lo sport è la strategia fondamentale per la formazione della persona sia dal punto di vista sportivo che umano. Questo principio lo diventa ancor di più per ragazzi disabili.
La nostra intervista a Gaspare Majelli termina con un appello: Il mio desiderio è di raggiungere più ragazzi possibili e questo lo possiamo ottenere anche attraverso la scuola e i nostri medici di base. Mai nessuno ha cercato di parlare con le famiglie facendo comprendere quale importanza abbia lo sport per questi ragazzi e per le stesse famiglie, perché dare l’opportunità di crescere nello sport significa che si cresce tutti.
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Questa è un'intervista pubblicata il 13-06-2022 alle 09:32 sul giornale del 13 giugno 2022 - 291 letture
In questo articolo si parla di sport, intervista, Claudio Di Gesù
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